mercoledì 16 settembre 2009

Lezione 1.4: Caratteri hiragana 15-20

In questa lezione vedremo le sillabe dalla 15 alla 20. Queste sono: Ta た, chi ち, tsu つ, te て, to と.

Nell’immagine qui a fianco vediamo l’ordine di scrittura dei tratti, che vi invito sempre a rispettarli per scrivere con una calligrafia migliore.
Ora passiamo al dizionario: て=mano, questa parola è molto facile da ricordare perché se guardiamo la mano destra le linee che sono sul palmo della mano (quella ricurva davanti al pollice e quella dritta sotto le quattro dita) formano proprio la sillaba て; 男(おとこ)=Uomo; 田(た)=Campo.
La lezione è finita, ciao da jack49.

lunedì 7 settembre 2009

Suffissi per nomi di persona

Vi siete mai chiesti perché molte volte nei cartoni animati giapponesi dopo il nome c’è un’altra parola che in genere è kun, chan, san, sama? Ad esempio nell’anime di Naruto questo lo vediamo quando Sakura chiama Sasuke, diventando Sasuke-kun (Lettura: Saske-kun, per il riferimento a come si pronunciano le sillabe vi rimando alla lezione dedicata regola numero 10). In Giappone quando due persone parlano fra loro molto spesso non usano del tu, ma si chiamano per nome aggiungendo questi suffissi a seconda del grado di conoscenza delle due persone. I suffissi più usati sono:

  1. -さん -san: è il suffisso più utilizzato per parlare con persone che non conosciamo molto bene o con cui non abbiamo molte confidenze.
  2. -君 -くん -kun: questo suffisso viene utilizzato quando un “superiore” parla con un “inferiore”, per riferirsi a quest’ultimo; kun equivale a un lei, ma è meno formale di san. Normalmente si usa con nomi maschili e se chi parla è una donna indica un certo affetto per l’uomo.
  3. -ちゃん -chan: Suffisso affettuoso utilizzato dopo nomi di bambini o bambine. Può essere usato anche tra ragazze quando c’è molta confidenza.
  4. -様 -さま -sama: suffisso molto formale utilizzato nei documenti scritti per riferirsi a persone, ad esempio se indirizziamo una lettera a Tanaka, utilizzeremo sama e non san. Sama viene utilizzato anche quando un suddito parla a un sovrano.
  5. -氏 -shi: versione intermedia fra il -san e il -sama, utilizzata prevalentemente verso ristretti ambiti professionali come fra ingegneri o avvocati.
  6. -殿 -どお –domo: Questo suffisso è molto formale e arcaico, oggi viene usato solo nei film di samurai.
  7. -先輩 -sempai: indica un compagno o collega più anziano o superiore di grado che merita considerazione e rispetto, e non ha corrispettivi nella lingua italiana risultando intraducibile direttamente. Anche in questo caso non si tratta propriamente di un suffisso e spesso è utilizzato da solo, ma il suo utilizzo accostato ad un nome è simile (es. Izumi-senpai, il senpai Izumi). Inversamente al senpai vi è il kōhai (後輩), cioè un compagno o collega più giovane ed inesperto, ma questo termine raramente viene utilizzato accanto ad un nome.
  8. Nessun Suffisso: viene utilizzato tra amici molto intimi, o di vecchia conoscenza.

Quando ci si rivolge a una persona che non si conosce bene è sempre meglio utilizzare i suffissi, perché omettendolo potreste passare per maleducati, o peggio offendere l’interlocutore. Questo speciale è finito, ciao da jack49.

domenica 6 settembre 2009

Grammatica 1.0: Il verbo essere

In questa lezione vi presenterò il verbo essere. Innanzitutto si deve sapere che qualsiasi verbo (come anche i nomi) non ha ne genere ne persona (i nomi non hanno ne genere ne numero). Quindi basta sapere la forma presente (ricordarsi una parola) per tradurre qualsiasi frase. Vi chiederete, come si fa a capire se uno è maschio o femmina o se si parla di una cosa o di più cose? La risposta è semplice, dal contesto. Comunque la maggior parte delle volte non c'è bisogno di specificare il genere, ad esempio: il gatto ha il pelo morbido; in questo caso se è un gatto o una gatta non ha alcuna importanza. Invece se dobbiamo specificare il genere, perché ad esempio abbiamo perso la gatta e dobbiamo inserire una inserzione su un giornale dovremmo scrivere così: il gatto femmina ha il pelo morbido. Cosa invece che noi non abbiamo è il cambiare del verbo essere a seconda della persona che abbiamo davanti, cioè ad esempio se stiamo parlando con un amico useremo sempre la forma informale, se parliamo con un collega di lavoro che è allo stesso nostro livello (ad esempio siamo tutti e due operai) useremo la forma informale, mentre se parliamo ad un nostro superiore doveremmo utilizzare la forma formale.
Nella tabella qui sotto descriverò tutte le forme del verbo essere presente, passato e la forma negative di tutte e due (quello che per noi è il presente e imperfetto indicativo, cliccare sopra la tabella per ingrandirla):
Come si può vedere dalla tabella per formare il passato negativo basta unire il verbo essere negativo presente, con il passato positivo; l'unica cosa che cambia è nella forma informale che il datta diventa katta. Inoltre la forma negativa e passata negativa hanno due forme, le quali sono valide tutte e due, ma jaarimasen e jaarimasedeshita sono meno formali di dewaarimasen e dewaarimasendeshita. Lo stesso vale per la colonna del verbo essere informale.
Questa lezione è finita, per ora nelle lezioni di grammatica userò accanto alla scrittura hiragana quella in romaji, ma appena finite le lezioni riguardanti i caratteri hiragana, non avrete più l'aiuto di come si legge la parola in caratteri occidentali. Ciao da jack49

sabato 5 settembre 2009

Lezione 1.3: Hiragana 10-15

Da adesso in poi le lezioni sui sillabari saranno molto più veloci e più brevi, perché sapete come dovete studiare i vari caratteri. Quindi vi farò vedere l'ordine di scrittura dei caratteri e alla fine scriverò qualche parola in hiragana.

Qui accanto c'è l'immagine di come si scrivono i caratteri, è buon uso scrivere il sa staccato, perché si può anche scrivere così: さ, ma lasciando uno spazio si confonde di meno con il chi (che si legge ci): ち.
Ora passiamo al dizionario:
かさ: ombrello, しし: leone, し: quattro.
Bene, la lezione è finita ciao da jack49.